26) LA TORRE DI BABELE; DA ABRAMO A GESÙ CRISTO.
La Bibbia conclude la narrazione dell’inizio della seconda era del mondo nel capitolo 11 della Genesi: “Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.” I discendenti di Noè volevano mantenere un’identità unica, fatta di stesse tradizioni, lingua e cultura. Infatti essi “dissero: ‘Venite costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra’. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.” E “disse: ‘Scendiamo e confondiamo la loro lingua, poiché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro’. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele.”.
Dio non vuole un solo popolo, ma molti popoli. Con il capitolo 12 inizia la storia di Abramo e della sua discendenza, che culminerà nella venuta di Gesù Cristo, con il compito di ridare l’unità ai popoli, nel nome della Trinità. Nella seconda era l’impronta trinitaria è stata vissuta in modo inconsapevole ed intuitivo prima di Cristo. Il popolo romano è stato quello che si è più sforzato di vivere non solo le relazioni interne ma anche quelle esterne in una dimensione trinitaria. Gesù Cristo, nascendo nella Palestina romana, ha come legittimato il singolare primato del popolo romano, quasi fosse il popolo predisposto da Dio per meglio calare nel mondo la trinitarietà del messaggio cristiano. Il diritto romano ha svelato l’impronta trinitaria del mondo prima di Cristo e l’ha perfezionata dopo Cristo. Essa però, essendo europea, è cristocentrica.
27) LA RIVELAZIONE DI GESÙ CRISTO DELLA VITA TRINITARIA DI DIO PERMETTE DI INTERPRETARE ALLO STESSO MODO LA VITA DELL’UOMO; IL RUOLO TRINITARIO DEL PENSIERO AFRICANO.
Gesù ha rivelato la vita trinitaria di Dio. Essa riguarda anche l’uomo, perché all’inizio della Genesi Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”. Da allora la ragione umana poteva calare la verità rivelata nella vita dell’uomo.
Infatti una volta definiti gli europei come giapetici, gli africani subsahariani come camitici e gli asiatici come semitici, si può procedere ad interpretare i versetti 18-27 del capitolo 9 secondo la legge dell’illuminazione di S. Agostino, per la quale la ragione e la fede s’illuminano progressivamente in proporzione al reciproco approfondimento. La maledizione di Noè su Canaan ed i popoli africani li ha resi schiavi nei confronti dei popoli asiatici ed europei. La storia sta a ricordarcelo.
Anche oggi i popoli asiatici ed europei controllano le ricchezze africane. Ma spiritualmente questa schiavitù consiste nel dono della vita, che permette agli europei ed agli asiatici di vivere la dimensione trinitaria. La schiavitù africana è schiavitù d’amore, che dà l’unità al mondo nell’attimo presente.
L’africano esercita nella famiglia dei tre continenti mediterranei il ruolo, che la madre esercita nella famiglia. Come la madre dona la legge del padre al figlio e viceversa la libertà del figlio al padre, così l’africano dona la legge asiatica all’europeo e la libertà europea all’asiatico.
28) IL RUOLO TRINITARIO DEL PENSIERO ASIATICO, EUROPEO ED AFRICANO.
L’Asia genera le religioni, mentre l’Europa sceglie, per poi diffondere in Asia ed Africa la religione vera, come afferma la Genesi: “Iafet dimori nelle terre di Sem”. La scelta europea è necessaria per riconoscere la religione trinitaria, l’unica capace di salvaguardare la libertà, di cui vive l’europeo, accanto alla legge di cui vive l’asiatico. Gesù Cristo, nato nell’Asia romana, poteva essere accolto solo in Europa.
Come il Figlio-Gesù ha avuto il compito dalla Trinità di rivelare la religione trinitaria all’Asia, così l’Europa, che guarda alla libertà del Figlio, l’ha scelta e l’ha diffusa nel mondo. Ma la scelta si è rivelata giusta in seguito alla mediazione dei padri africani della Chiesa, ed in particolare di S. Agostino, che hanno trasformato la religione cristiana in dono dello Spirito Santo. Il diritto romano s’è incontrato con l’illuminazione dello Spirito Santo ed ha accolto la legge mosaico-cristiana.
Per l’asiatico ogni religione è vista come legge. Essa è un insieme di precetti. E’ l’africano a trasformare la legge in vita. Così è accettata dall’europeo, che interpreta la vita come libertà.
Mentre l’asiatico vede Dio come creatore e l’africano come datore della vita, l’europeo lo vede come liberatore.
E’ l’africano a dare unità alla legge ed alla libertà generando la vita dal loro incontro. Egli non possiede né la legge né la libertà, ma è capace di riconoscerle per unirle nella vita fatta di presente.
29) LA REGALITÀ AFRICANA, ASIATICA ED EUROPEA; ROMA È LA CAPITALE SPIRITUALE DEL MONDO, PERCHÉ SEDE DEL VICARIO DI CRISTO.
La trinitarietà del senso comune dei tre continenti bagnati dal Mediterraneo è la dimostrazione della verità della religione cristiana. L’africano manifesta il ruolo, che lo Spirito Santo ha all’interno della SS. Trinità. Egli vive per stabilire nel mondo la regalità dello Spirito della vita, muovendosi in un perenne presente.
L’asiatico esprime la regalità del Padre creatore e signore della legge della vita. L’europeo esprime la regalità del Figlio, chiamato a dominare il mondo nella libertà fino alla fine dei tempi. L’asiatico vede la vita come precetto, che lo riporta sempre al passato dell’atto creatore originario, mentre l’europeo vede la vita come libertà, che lo proietta nel futuro dell’incontro con il Figlio giudice del mondo.
La benedizione di Noè nei confronti di Iafet gli ha permesso di dilatarsi nelle terre di Sem. Da qui l’espansione europea in Asia. Essa però non ha comportato la schiavitù degli asiatici. Ricordiamo come l’India, sottomessa dall’Inghilterra, sia di stirpe giapetica.
Roma è la capitale spirituale del mondo, essendo Gesù Cristo, unito al Figlio, signore di un regno che non è di questo mondo, anche se verrà il regno dei mille anni. L’europeo è chiamato a dare unità al mondo nel tempo, per prepararlo all’incontro con il Figlio nel Giudizio universale. Egli manifesta il ruolo del Figlio all’interno della SS. Trinità, in cui ubbidisce al Padre nella libertà attraverso la mediazione dello Spirito Santo.
30) LA LIBERTÀ DI GESÙ CRISTO ED IL PROGRESSO.
Come il Figlio ha liberato il mondo dagli effetti del peccato originale con il suo sacrificio, così l’europeo è chiamato a rinnovare il sacrificio per l’africano e l’asiatico. Le missioni cristiane ne sono l’esempio più grande.
Il progresso scientifico europeo tende ad uniformare l’immagine dell’uomo a quella del Figlio, che è signore del tempo. L’europeo tende ad aumentare la quantità di lavoro prodotta nell’unità di tempo per liberarsi da ogni condizionamento fisico e per fermare il tempo nell’istante in cui potrà soddisfare contemporaneamente tutti i suoi desideri.
Gesù Cristo ha spalancato le porte della libertà ad ogni uomo. I benedettini hanno compiuto la rivoluzione cristiana nel lavoro umano. Prima di Cristo il mulino ad acqua era considerato un gioco. Il futuro era assicurato dal risparmio. Il lavoro muscolare degli schiavi o proprio era sufficiente alle esigenze più elementari della vita. La leva di Archimede era l’unico aiuto.
La rivoluzione tecnologica benedettina dell’introduzione del mulino in ogni settore dell’attività umana inizia il progresso umano, che è solo cristiano. I Cinesi avevano altre cognizioni scientifiche sconosciute agli europei. Ma non erano in grado di applicarle.
Ovunque nel mondo prima di Cristo dominava il pensiero espresso da Cicerone, che il risparmio fosse il miglior guadagno.
31) L’IMMOBILITÀ TEMPORALE E SPAZIALE DEL MONDO NUOVO
L’asiatico tende a collegare le forze fisiche in un equilibrio perenne in cui ad ogni forza corrisponde una forza uguale e contraria al fine di rendere immobile la costruzione spaziale dell’universo. L’immobilità sarà raggiunta nel momento del Giudizio universale, in cui l’universo sarà riconsegnato al Padre dal Figlio. All’immobilità temporale corrisponderà l’immobilità spaziale, in cui ogni forza fisica europea, usata per raggiungere l’immobilità temporale, farà parte di una costruzione asiatica finale, fatta di forze in perenne equilibrio. Contemporaneamente ci sarà l’immobilità del dono africano della vita, diventato anch’esso perenne, perché comprensivo di ogni forza possibile.
L’aumento europeo della quantità di lavoro nell’unità di tempo per fermare il tempo diventa l’aumento asiatico della quantità di lavoro nell’unità di spazio per fermare lo spazio, ma la trasformazione ha bisogno dell’aumento africano del dono della vita nell’unità spazio-tempo per fermare l’unità spazio-tempo.
Come il piccolo spazio delle miniature asiatiche vorrebbe comprendere nell’immobilità tutte le forze dell’universo così gli istanti europei del tempo vorrebbero comprendere tutte le azioni possibili. Ed il piccolo spazio-tempo africano tende a comprendere tutta la vita.
L’europeo esprime la regalità del Figlio sul tempo, l’asiatico la regalità del Padre sullo spazio, l’africano la regalità dello Spirito sull’unità dello spazio-tempo, che genera la luce della vita. L’europeo rinnova la creazione attraverso la croce di Cristo. L’africano la restituisce alla vita dello Spirito e l’asiatico alla legge del Padre.
Nel blog Reggianità si trovano alcuni articoli che vogliono essere di riflessione per aprire un laboratorio di vita trinitaria nella mia città. Esso può essere preso come esempio per ogni città italiana.
Reggio Emilia è popolata da razze diverse in grandi numeri. E’ la città più adatta a sperimentare le potenzialità della vita trinitaria.