IL PENSIERO TRINITARIO DELLA CITTA’ DI REGGIO EMILIA O LA RESTAURAZIONE DI ROMA

LA REGGIANITA’ vuole essere un laboratorio di vita trinitaria per la città di Reggio Emilia. Città popolata da popoli diversi in grandi numeri. Una volta che si è consapevoli del fatto che ogni popolo può essere sè stesso in ogni angolo del mondo, perchè la sua identità emerge quando si incontra con gli altri popoli secondo un rapporto complementare fondamentalmente trinitario, ogni città diventa un’unità trinitaria.

Reggio Emilia può diventare il modello della nuova città trinitaria. Anch’esso, come il Rinascimento di Roma, deriva dallo sviluppo delle potenzialità trinitarie di Roma. Il nuovo corso della terza Roma si può chiamare la Restaurazione di Roma.  

Le filosofie nazionali da Cartesio in avanti hanno messo in evidenza il senso comune di ogni popolo europeo, compreso quello degli ebrei d’Europa. Ma si sono liberate della trinitarietà del pensiero agostiniano-tomista. E’ stata la filosofia italiana di Vico e Rosmini a collocare in ambito trinitario le filosofie nazionali europee. La vocazione italiana e reggiana in particolare è quella di collegare il pensiero dei popoli secondo un modello trinitario e complementare.

Le filosofie nazionali europee hanno spezzato ogni collegamento trinitario col pensiero africano ed asiatico. Ma in ogni attività s’incontrano il passato asiatico, il presente africano e il futuro europeo. La vita piena deriva dall’incontro nel presente africano tra il futuro europeo ed il passato asiatico. L’unità di tempo europea e l’unità di spazio asiatica s’incontrano nel punto africano.

INDICE:

1) ROMA, FIRENZE, REGGIO EMILIA, 2) LE IMPRESE TRINITARIE, 3) LA RIFONDAZIONE REGGIANA DEL 1500, 4) IL PRIMO MIRACOLO DELLA MADONNA DELLA GHIARA, 5) IL 15 SETTEMBRE 1772: IL TRASFERIMENTO DELL’UNIVERSITA’ DI REGGIO A MODENA, 6) LA RIFONDAZIONE REGGIANA DEL 2000, 7) LA LIBERAZIONE DELLE PASSIONI NAZIONALI, 8) LA FILOSOFIA TRINITARIA ITALIANA NON TOMISTA: IL VICO E IL ROSMINI.

1) ROMA, FIRENZE, REGGIO EMILIA

La città stato trinitaria romana abbracciava tutti i popoli perchè era governata da tre poteri diversi in stretta complementarietà trinitaria. Il Senato ( i cui componenti erano chiamati patres ossia padri) aveva il compito di collegare il presente al passato. Le magistrature, tra cui la principale era il consolato, avevano il compito di gestire il presente. Il popolo invece rappresentava il futuro. Esso era formato dalle gentes ossia dalle genti, che spesso coincidevano con i popoli di oggi. Le gentes erano unioni di famiglie legate da un’origine comune. Ad esse si potevano unire i popoli sottomessi. Il popolo, che onorava i senatori come padri, era costituito dai figli.

La politica estera era in mano al Senato, che aveva il difficile compito di mantenere le relazioni con gli altri popoli. Esso doveva salvaguardare l’identità di Roma che era nata da popoli diversi. Cosmopolita dalla nascita Roma ha mantenuto la sua apertura agli altri popoli fino alla fine. I patrizi romani erano i patres, che tenevano  aperta Roma agli altri popoli. La guida del Senato non poteva finire perchè altrimenti sarebbe finita l’unificazione del mondo secondo il pensiero trinitario romano di cui esso era il depositario.

Dopo Cristo la violenza non è più il modo giusto per unificare il mondo in modo trinitario. Oggi c’è il Papato, che ha la stessa missione della Roma antica, ma da svolgere in modo pacifico. Il mondo vecchio fatto di violenza e quello nuovo, fatto di rispetto, si scontrano continuamente. Ma tutti gli imperi sono finiti, perchè non è la violenza a guidare il mondo. L’antica città stato di Roma, basata sulle centurie militari, è risorta nel Medioevo in Firenze, basata sulle corporazioni del lavoro, che hanno portato al Rinascimento di Roma nell’ambito del lavoro. Oggi può risorgere a Reggio Emilia, basata sulle gentipopoli, in quella che potrebbe essere la Restaurazione di Roma.

2) LE IMPRESE TRINITARIE

In ogni attività si possono gestire imprese trinitarie, che sanno collegare il futuro dell’azienda alle sue origini, vivendo però nel presente. Nell’azienda trinitaria il futuro europeo diventa presente nell’apertura africana al domani europeo. Ma il presente africano è fatto anche del passato asiatico, che entra nel presente africano assieme al futuro europeo. Il passato asiatico, ossia la capacità asiatica di mantenere sempre presenti le origini dell’aziena e di collegare ad esse ogni progresso, entrando nel presente africano, permette al futuro europeo di muoversi in modo trinitario, ossia rispettando la capacità africana di vivere nel presente, che non è solo aspettativa del futuro, ma ricordo del passato.

In questo blog sono riportati articoli riguardanti grandi protagonisti della vita di Reggio Emilia per dimostrare come la loro grandezza derivi dal modo trinitario di affrontare la vita.

Da La Voce del 24 settembre e 29 ottobre 2017   

3) LA RIFONDAZIONE REGGIANA DEL 1500

1) L’importanza delle donne reggiane

Il Rinascimento riscopre e rende universali due dei grandi talenti reggiani: la grandezza delle sue donne, ammirata e cantata dai suoi uomini, e la passione per la politica. L’importanza mondiale di Reggio, come territorio, comincia infatti con la pace di Canossa del 28 gennaio 1077 tra il Papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. Essa è stata voluta da Matilde, contessa di Canossa e discendente di quella casata.

Il periodo storico dalla metà del ‘400 all’inizio del ‘500 è il più importante per le città italiane, perché esse acquistano l’identità moderna, che hanno tuttora. Il Rinascimento reggiano ha calato l’idea platonica maschile del bello del Rinascimento fiorentino nella donna reale. Dalla contemplazione dell’idea si è arrivati alla sua incarnazione nella dolcezza femminile, cantata, come elemento indispensabile al fiorire della vita, dalla poesia dell’Ariosto e dalla pittura del Correggio. A Reggio c’era stata la Beata Scopelli e attorno alla città c’erano donne straordinarie, esperte in politica e amanti dell’arte, come Vittoria Gambara, contessa di Correggio, Isabella d’Este, marchesa di Mantova e Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara, benemerita nei confronti di Reggio, perché vi ha introdotto l’arte della seta, che sarà la fonte della sua ricchezza. Ma sono state donne reali, che hanno partorito cinque o sei figli ciascuna. Da allora la vita è diventata quella di oggi, fatta di uomini e donne alla pari, consapevoli della propria identitàL’uomo neutro del Botticelli, Leonardo e Michelangelo a Reggio non aveva trovato seguaci.       

2) Il breve governo pontificio.

Nella seconda metà del ‘400 le città italiane, prima delle altre in Europa, acquistano il volto di oggi. La prospettiva geometrica unica di Filippo Brunelleschi fiorentino (1377-1446) e Leon Battista Alberti (1404-1472), nato a Genova da padre fiorentino bandito dalla città natale, che la codifica nel De Pictura del 1435, permette anche a Reggio di affrontare la realtà e di scoprire la propria identità. In più le guerre per l’Italia della fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 tra la Francia e l’Impero prima e la Spagna poi rimettono in gioco le scelte delle singole città, in un nuovo ordine mondiale, che le rende non solo partecipi ma anche responsabili della propria identità. Reggio nel ‘500 è chiamata ad una rifondazione, come conseguenza della scoperta di sé stessa, avvenuta nella seconda metà del ‘400. La scoperta era stata passiva. Nel ‘500 invece si tratta di aderire o meno ad essa. Per Reggio la novità, che la mette di fronte a sé stessa e alle proprie responsabilità nel seguire la sua vocazione, è il breve dominio papale, che va dal 1512 al 1523, ricco di spunti.

3) La prevenzione dei Reggiani 

Il dominio papale era meno pesante e meno paternalistico di quello degli Este, perché gravava di meno tasse i paesi soggetti e rispettava le autonomie comunali. La Chiesa infatti viveva e vive soprattutto di donazioni. Si riservava solo i rapporti con gli stati esteri, come stava facendo a Bologna. Ma Reggio provava un certo sussiego sia nei confronti del Governo ecclesiastico che dei romani, fiorentini e bolognesi, che lo rappresentavano, considerati molli. Il pesante paternalismo estense sembrava più nostrano. Era ancora vivo il ricordo dell’arrivo a Reggio di Mastro Antonio setaiolo di Genova, inviato nel 1502 da Lucrezia Borgia, moglie del duca di Ferrara, Alfonso d’Este. Mastro Antonio aveva dato vita all’arte della seta, che stava arricchendo Reggio, per la qualità eccezionale dei tessuti.

Ma nel ‘600 i duchi estensi ci priveranno di tutti i quadri più belli, tra cui quelli del Correggio, al punto che Napoleone non troverà più niente da portare via, e nel ‘700 sposteranno a Modena la nostra Università.                                                                                

4) Il Rinascimento Reggiano

Le punte d’allora, come l’Ariosto e il Correggio, hanno valorizzato le doti femminili, per inserirle in un percorso di collegamento esaltante tra l’uomo e la donna. Esso si è concluso, dopo l’avvento di Lutero, che ha rilassato i costumi, nella scoperta della nudità femminile, ma in funzione dell’uomo. L’Ariosto ed il Correggio hanno vissuto la loro maturità quando Reggio era sotto il governo pontificio, iniziato nel 1512 e finito nel 1523.

5) I partiti moderni

Nella Reggio papale sono sorti per la prima volta in Italia i partiti moderni, perché, come nota il grande storico del ‘500 e governatore di Reggio dal 1517 al 1523, Francesco Guicciardini, la ragione pubblica si era aggiunta alle ragioni private. Gli Scaioli dominavano il partito favorevole al governo pontificio, i Bebbi quello favorevole agli Estensi spodestati, che ritorneranno nel 1523. Il lunedì di Pasqua del 1517 Giovan Battista Bebbi e quattro amici venivano uccisi dagli Scaioli. Il Governatore di Reggio, il prelato bolognese Giovanni Gozzadini, di nomina papale, era a Roma per trattare con Leone X i diritti della città, che allora aveva ripreso l’antico nome di res publica. Dopo l’omicidio tornava a Reggio per stabilire la pace più che la giustizia.

6) L’omicidio del governatore Gozzadini

Ma il 28 giugno 1517 nel Duomo di Reggio, durante la Messa al momento dell’elevazione dell’ostia consacrata, Gozzadini veniva ucciso per vendetta, perché sembrava proteggere gli Scaioli. Veniva assassinato in Duomo davanti alla Madonna del Pilastro, che allora era in posizione diversa rispetto ad oggi. Prima veniva colpito dal Betola e, raggiunto sulle scale dell’altare maggiore, trucidato dai 25 congiurati. Perivano alcuni del seguito e in città venivano uccisi decine di avversari ed incendiate e saccheggiate molte case. Il cadavere del Gozzadini era denudato e gli venivano tagliate le vergogne e su una picca portate alla casa dei Bebbi. Il Guicciardini subentrava al Gozzadini come governatore di Reggio e nel 1519 riusciva a concludere la pace tra le due fazioni.

7) La proposta dell’istituzione della festa della Riconciliazione civile.

Sarebbe bello istituire la festa della riconciliazione cittadina il 28 giugno di ogni anno, in riparazione delle sofferenze provocate a Reggio dalle lotte politiche, con una Messa vescovile in Duomo davanti all’immagine della Madonna del pilastro, che è Madonna del Parto, in presenza delle autorità e dei partiti politici reggiani. Sotto all’immagine della Madonna ci sono da 200 anni le spoglie della Beata Scopelli, che in punto di morte aveva chiesto alle sue suore di vivere tra loro nella carità per poter contemplare Dio ed essere già in Paradiso. La Madonna del pilastro diventerebbe la Madonna della Pace e la Beata Scopelli l’Angelo della Pace.

Da La Voce dell’8 settembre 2017

4) IL PRIMO MIRACOLO DELLA MADONNA DELLA GHIARA

1) La predilezione dei Reggiani per l’immagine della Madonna col Bambino Gesù, protettrice di Reggio: la prima e la seconda immagine sulla facciata del Duomo

Tra la seconda metà del ‘400 e la prima metà del ‘500 le città italiane foggiano la propria identità. Da allora i Reggiani hanno avuto una particolare predilezione per la Vergine Maria con Gesù Bambino. Nel 1466 veniva affrescata la facciata del Duomo con l’immagine della Madonna che abbraccia il Bambino per allattarlo. Lo scopo era di favorire la recita dell’Angelus nei confronti di coloro che frequentavano la Piazza antistante al suono delle campane del Duomo. Ma le intemperie cancellavano l’immagine. Nel 1522 i canonici del Duomo affidavano allo scultore Bartolomeo Spani l’incarico di forgiare la colossale statua dorata della Madonna col Bambino tra le statue più piccole dei primi benefattori: i coniugi Giroldo Fiordibelli e Antonia Boiardi. Il sorriso della Madonna è quello del Correggio. La statua è stata restaurata per volontà del vescovo Gibertini  e dopo 20 anni di restauri ricollocata sul suo terrazzo l’11 giugno 2015 dal Vescovo Caprioli .

2) La Madonna della nascita di Gesù del Correggio a San Prospero

Il Correggio potrebbe essere detto il pittore delle Madonne. L’Allegri effonde nei loro volti la grazia femminile aperta al sorriso, irradiata da quella luce, che è solo sua, e un’aria di festosità, che si trasmette allo spettatore. La pala de La Nascita di Gesù detta anche La notte venne commissionata da Antonio Pratonieri nel 1522, lo stesso anno della Madonna del Duomo, per la Cappella omonima in San Prospero. Acquistata con la forza da Francesco I per la sua Galleria nel 1640 e sostituita con una copia del Boulanger tuttora presente, ora è alla Gemaldegalerie di Dresda. La luce che scaturisce dal Bambino Gesù illumina la notte della Natività secondo le parole dell’evangelista S. Giovanni, che definisce Gesù la Luce del mondo. La pala era il gioiello di Reggio. Tuttavia quando venne portata via dal Duca era già stata costruita la Basilica della Madonna delle Ghiara.

3) La Madonna col Bambino della Ghiara

E poi c’è la Madonna della Ghiara cioè la reggianità del primo miracolo. La volontà divina ha voluto dare ai Reggiani la prova della sua presenza, con il grande miracolo di Marchino del 29 aprile 1596, avvenuto davanti all’umile immagine della Madonna della Ghiara del Bertone, allora detta del Canton dei Servi, perché affrescata sul muro di cinta del Convento dei Servi di Maria. La Madonna voleva una Chiesa a lei dedicata aperta alla preghiera dei fedeli, in cui fosse venerata come Madre di Gesù e Madre nostra. Il Duomo era invece dedicato a Maria Assunta.  Il miracolo, che aveva ridato la lingua e l’udito ad un povero giovane di 17 anni, nella città dell’Ariosto e del Correggio, benediva le doti reggiane di comunicatività e di apertura alla vita celebrate dai due artisti. Era come un incoraggiamento per la città a continuare sul loro esempio, per vincere quelle chiusure che erano presenti nella vita cittadina. Reggio infatti ha sempre avuto delle grandi punte, ma anche delle grosse difficoltà a seguirle. La festa del 29 aprile, pur mantenuta, è stata sostituita dalla festa dell’8 settembre, in cui si ricorda la Natività di Maria. I Reggiani non solo vogliono ringraziare Maria per il grande miracolo, ma anche ringraziare Dio per avercela donata, come sede della sua misericordia infinita.

5) IL 15 SETTEMBRE 1772: IL TRASFERIMENTO DELL’UNIVERSITA’ DI REGGIO A MODENA

1) L’origine imperiale dell’Università di Reggio

Il dramma reggiano del trasferimento dell’Università di Reggio a Modena si consuma il 15 settembre 1772, ottava della festa della Madonna della Ghiara dell’8 settembre precedente. Gli otto giorni che si contano dalla festa costituiscono come un’unica grande festa. Il 15 settembre 1772 fu invece una giornata molto triste per i reggiani. Era come se la Madonna stessa avesse voluto riprenderli e proprio dopo la celebrazione, avvenuta il 14, dell’Esaltazione della Santa Croce.

Sorge spontaneo il paragone tra l’università reggiana e quella di Heidelberg, la più antica della Germania. La prima sorta con le bolle imperiali di Carlo V del 1532 e di Massimiliano II del 1571, la seconda con la bolla papale di Urbano VI del 1386. La scelta di campo dei Reggiani fu determinante per decretare la fine dell’università. L’Impero alla fine del ‘700 era in agonia e contro le mire del Duca non poteva aiutarli. Invece l’università papale salvò Heidelberg anche dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Infatti il Presidente Roosevelt aveva dato ordine di non bombardarla in ricordo delle due volte in cui da ragazzo era stato ad Heidelberg ed aveva ammirato la sua università. In più la città divenne la sede del comando americano in Germania.

2) Il potere assoluto del Duca di Modena

Nel 1772 Reggio Emilia pagava le conseguenze della politica del duca. La crisi economica e finanziaria della seconda metà del ‘700 rafforzò le basi della monarchia assoluta, giacchè i problemi sembravano troppo grandi per i gruppi di potere reggiani. La Corte e la Nobiltà si erano schierate dalla parte del duca e la borghesia reggiana si riteneva troppo debole per liberarsi del soffocante potere ducale. Il Consiglio degli Anziani, formato da una nobiltà recente, era dalla parte del Duca che in cambio elargiva somme ingenti per gli svaghi e gli ozi dei nobili. Venivano costruite la reggia di Rivalta ed il nuovo teatro.

Fiorente a Reggio era l’Università, che, a seguito dell’acquisto da parte del vescovo Gianmaria Castelvetri ( 1750-1785 ) del palazzo Busetti in piazza del Monte, vi veniva trasferita nel 1752 assieme al Seminario. L’università aveva allora 120 alunni. Tutti gli insegnamenti già separati di teologia, medicina, diritto, filosofia e matematica vi confluivano ed avevano per maestri tra gli altri Don Lazzaro Spallanzani, Don Bonaventura Corti e Don Giambattista Venturi. Nel Palazzo Busetti aveva sede anche l’Accademia degli Ipocondriaci che comprendeva lo Spallanzani, il Venturi, Laura Bassi e Giuseppe Parini. Carlo Goldoni vi si fermò. Agostino Paradisi, Francesco Cassoli, Giovanni Paradisi, Luigi Lamberti sono tutte figure fiorite attorno all’Università.

3) L’incameramento dei beni ecclesiastici

La stretta sulla Chiesa da parte del Duca Francesco III d’Este, regnante dal 1737 al 1780, inizia con la tassazione degli ecclesiastici e delle Opere Pie. Nel 1767 veniva proibito alla Chiesa di ereditare, di ammassare livelli, di far contratti di compere, vitalizi e censi. Nel 1769 furono soppresse a Reggio 9 parrocchie. Nel 1773 saranno poi incamerati i beni dei Gesuiti. Tra il 1782 e l’83 saranno soppressi 15 monasteri dei 25 esistenti nel 1780, che allora contavano 767 religiosi dei due sessi. I beni dei monasteri soppressi e degli altri enti ecclesiastici servirono per sanare gli sbilanci dell’amministrazione e per l’istituzione di nuovi istituti ma di mano pubblica. Tutto questo tuttavia non salvò lo stato estense dalla bufera napoleonica. In più le soppressioni non favorirono la formazione di una classe di piccoli proprietari. I fittavoli lasciavano intatti i latifondi e introducevano nuove colture come prati e risaie che diminuivano invece le tradizionali culture di grani ed uva. I prezzi aumentarono ed anche i coltivatori diventati salariati. La Corte era sempre più ricca e isolata dal popolo. Le Opere Pie, le Corporazioni e le rappresentanze delle vicinie venivano sottoposte al governo centrale.

4) Il trasferimento dell’Università

Il trasferimento dell’università di Reggio a Modena rientrava nei piani del duca di ammassare quanto più poteva attorno a sé di ciò che di buono ci fosse nel ducato. Ricordiamo la Galleria Estense di Modena piena dei quadri rapinati dai duchi nel corso dei secoli dalle terre e dalle Scuole e Chiese del Ducato.

I Reggiani si ribellarono al duca nel 1796 ma senza poter riprendersi nulla. Forse allora è mancata la fede nella potenza d’intercessione della Madonna della Ghiara. Il Vescovo non si era opposto alla chiusura delle parrocchie e al trasferimento dell’Università. La Municipalità di Reggio si oppose ma stando al gioco del duca senza osare scoprirne le carte. Nessuno ricordò al duca che Reggio si era sottomessa agli Estensi con un patto che prevedeva il privilegio per i Reggiani di conferire la laurea in medicina e giurisprudenza. E’ stata la mancanza di fede dei Reggiani, che ha permesso al duca di vincere e sottomettere completamente Reggio.

6) LA RIFONDAZIONE REGGIANA DEL 2000

1) La costituzione trinitaria romana.

Oggi bisogna ripensare il ruolo dei partiti, rifacendoci allo stemma di Reggio, unico ad essere uguale a quello di Roma. SPQR significa infatti Senatus PopulusQue Romanus ma anche Senatus PopulusQue Regiensis. La costituzione trinitaria repubblicana aveva reso invincibile Roma, perché impediva la formazione dei partiti. La base prima era la famiglia. I tre poteri della città di Roma erano il Senato, il Popolo e le Magistrature. Il Senato riuniva le famiglie più antiche. Esso aveva la funzione di custode delle tradizioni romane e guidava la politica estera. Il Popolo riuniva tutte le famiglie romane in tribù o gentes aperte alle città sottomesse, che si potevano iscrivere ad esse. Poi c’erano le magistrature, da eleggere nei comizi del Popolo. Tutte tre le parti avevano sia il potere legislativo che esecutivo. Le magistrature sapevano mediare tra il vecchio e il nuovo.

Ma l’entrata a Roma delle filosofie ellenistiche con gli Scipioni e i Gracchi alterarono l’equilibrio trinitario. Dalle filosofie stoica ed epicurea nasceranno i due partiti degli ottimati e dei popolari, in mano alle famiglie più influenti e le magistrature rinunceranno alla propria autonomia schierandosi o con gli uni o con gli altri. Da quei due partiti sono nati i due antagonisti del bipolarismo politico.

2) Ripensare il ruolo dei partiti: dal popolo ai popoli.

La prima Roma era divisa nei comizi centuraiati, la seconda Roma, sorta a Firenze, era divisa nelle corporazioni del lavoro, anch’esse di origine romana, la terza Roma di oggi, che sorgerà a Reggio Emilia, sarà divisa nelle genti o popoli. Anche il termine genti è romano. Da Reggio inizierà la Restaurazione di Roma, come da Firenze era iniziato il Rinascimento di Roma. Il popolo della terza Roma sarà diviso nei popoli del mondo. La terza Roma comprenderà come le altre due il Senato e e le Magistrature, ma sarà divisa in genti. 

3) La Restaurazione di Roma nella Nuova Reggio Emilia dei popoli. 

Il bipolarismo romano-ellenistico dei partiti è approdato in Inghilterra con le lotte tra i Whig e i Tory. Da lì è passato in Francia all’interno dell’Assemblea legislativa unica di Rousseau, mentre le magistrature conservavano solo il potere esecutivo. Oggi sembra impossibile cambiare la nostra costituzione. Eppure il successo della Roma trinitaria testimonia un modo di far politica, che è basato sul modello della famiglia. Potrebbe servire a gestire la nuova immigrazione in Italia, in Europa e nel mondo, come già è avvenuto con il Rinascimento (di Roma) ad opera dei Benedettini e dei comuni. Adottando essi la costituzione romana prima all’interno dei conventi e poi delle città, avevano  riunificato non solo l’Italia ma anche l’Europa occidentale dopo le invasioni barbariche. Oggi è il tempo della Restaurazione di Roma.

La prima Roma, la seconda e la terza nascono tutte da molti popoli.  La prima dai popoli italici, la seconda dai popoli europei, la terza dai popoli del mondo. A differenza di Atene, che nella costituzione di Pericle dava la cittadinanza solo agli ateniesi delle famiglie più antiche, Roma è sorta e risorta sempre dalla mescolanza dei popoli.

7) LA LIBERAZIONE DELLE PASSIONI NAZIONALI.

Il grande pensiero reggiano è trinitario come quello italiano. Col Rinascimento il pensiero italiano ha perso l’universalità agostiniana-tomista, fatta di Rivelazione e logica aristotelica. Leonardo da Vinci (1452-1519) e Niccolò Machiavelli (1469-1527) hanno liberato la potenza della passione, che è entrata nello spirito dei nuovi stati europei, per liberare il proprio senso comune. Sono sorti dapprima il razionalismo francese con Renato Cartesio (1596-1650), il sensismo inglese con Tommaso Hobbes (1588-1679). Poi il legalismo ebraico di Benedetto Spinoza(1632-1677) e il trinitarismo italiano con Giambattista Vico (1669-1744). Egli ha recuperato la filosofia francese e inglese in ambito trinitario all’interno della sua filosofia della storia. Dopo è arrivato l’idealismo tedesco con Emanuele Kant (1724-1831) e l’idealista Giorgio Hegel (1770-1831) ha collocato in esso il trinitarismo italiano e vichiano. Ma Antonio Rosmini (1797-1855) ha continuato l’opera del Vico collocando anche l’idealismo in ambito trinitario. L’idealismo  con Hegel è passato in Russia ed è stato preso a modello per il materialismo russo di Dostoijewskj e Tolstoj. Da Tolstoj è passato nella resistenza passiva di Gandhi. Marx e Nietzche hanno inserito Hegel (e il Vico) nel legalismo ebraico ed asiatico, che prevede la ripetizione degli eventi secondo leggi universali naturali. Nella ripetizione aumenta il potere della legge o norma così come per i Cinesi e i Giapponesi. Ultima conseguenza della liberazione del senso comune di ogni popolo è stato il desiderio dell’indipendenza nazionale per i popoli europei ed asiatici.

8) LA FILOSOFIA TRINITARIA ITALIANA NON TOMISTA: IL VICO E IL ROSMINI

Da La Libertà del 7 marzo 2018

Il grande Antonio Rosmini (Rovereto, 24 marzo 1797 – Stresa, 1º luglio 1855) si manifesta nella teosofia, ossia nell’intreccio tra la filosofia e la teologia, che riscopre la Rivelazione come base indispensabile per la conoscenza.

Già Giambattista Vico (Napoli, 23 giugno 1668 – Napoli, 23 gennaio 1744) nel ‘700 aveva recuperato la trinitarietà dell’uomo, quale immagine divina, rivelata da Gesù Cristo, per sviluppare la scienza della storia e aveva inserito in una costruzione trinitaria il sensismo inglese e il razionalismo francese. Egli aveva ricollocato la filosofia europea del suo tempo nella teologia della Rivelazione. Da Cartesio (La Haye en Touraine, oggi Descartes, 31 marzo 1596 – Stoccolma, 11 febbraio 1650), in avanti infatti sono sorte le filosofie nazionali basate sul senso comune dei popoli. Da allora il grande pensiero italiano non è stato più tomista, perchè ha saputo vedere quanto c’era di originale nelle filosofie nazionali, per ricollocarle in ambito trinitario.

Altrettanto fa il Rosmini con l’idealismo tedesco. Questo movimento, sorto in Germania sul pensiero del Vico, era uscito dalla trinitarietà rivelata perché sviluppato in ambito luterano dove la libertà del Figlio era il valore assoluto capace di scardinare la trinitarietà del pensiero agostiniano-tomista. La grandezza di Rosmini è paragonabile a quella del Vico, per aver di nuovo riportato la filosofia europea nell’ambito della Teologia della Rivelazione. I grandi filosofi italiani moderni sanno ricapitolare i pensieri nazionali in sistemi che li comprendono tutti. Il segreto sta nella capacità di spegnere la sregolatezza delle passioni, di moto accelerato, per farle muovere di moto a velocità costante e poterle collegare tra loro in ambito trinitario, dove da concorrenti diventano complementari. Già il diritto romano aveva saputo farlo.

1) Il Circolo solido: la teosofia

Lo strumento usato da Rosmini per reinserire la filosofia nella teologia in modo reversibile è stato il circolo solido. Esso sviluppa la teosofia, né filosofia e nè teologia e parte dalla Rivelazione per costruire l’ontologia, che è la scienza degli enti. Quest’ultima a sua volta illumina la teologia della Rivelazione con la logica: l’ente astratto della filosofia diventa realtà attraverso la Rivelazione, che non è in contrasto con la logica, perché anch’essa trinitaria. Poi di nuovo l’essere reale ridefinisce l’universale in un circolo solido, ossia solidale in ogni parte. E’ la solidarietà trinitaria di Dio con l’uomo, che abbraccia ogni aspetto della sua vita: le tre forme dell’essere del Rosmini, ideale, reale e morale, si sintetizzano in uno scambio continuo dal particolare all’universale e viceversa. Il filosofo di Rovereto si basa sul pensiero di Sant’Agostino, che usa la fede per illuminare la ragione e la ragione per definire l’uomo trinitario, che non è in contrasto con la logica. Rosmini gli sottomette l’idealismo, così come aveva fatto il Vico con il sensismo inglese e il razionalismo francese, ma conservandone gli aspetti positivi derivati dal loro senso comune.

2) La Rivelazione dice Chi è Dio

Oggi l’etica laica è basata sulla sociologia. Invece Rosmini passa dalle categorie teologiche all’ontologia. Con la filosofia posso affermare che Dio c’è, ma non posso dire Chi è. L’ontologia deduce Dio dall’ente come un astratto. Ma piuttosto che dall’esperienza bisogna assumere le categorie teologiche dalla Rivelazione per attribuire il nome a Dio e all’essere. Essa dà un volto agli enti astratti, che a loro volta permettono di comprendere meglio Dio. Il senso dell’uomo deriva da Dio e il senso di Dio deriva dall’uomo in un rapporto circolare esclusivo. La vera laicità consiste nell’amare e scegliere Dio, perché la filosofia non è limitata dalla Rivelazione, ma completata.

3) Come procede la teosofia trinitaria

L’ideale, il reale e la morale sono forme inferiori della SS. Trinità nell’ordine: Padre, Figlio e Spirito Santo. Gli enti e l’essere hanno come archetipo l’essere perfetto, trinitario. La teosofia ripete l’astrazione divina. L’atto creativo è pensabile in tre fasi: l’astrazione divina, l’immaginazione divina e la sintesi, in cui ogni Persona della Divina Trinità svolge il proprio ruolo. L’astrazione umana è capace d’imitare l’attività immanente a Dio stesso. Il discepolo diventa come il maestro.

4) La Rivelazione dice chi è l’uomo

Il naturale è nel soprannaturale. La grazia perfeziona la norma. L’astrazione teosofica è l’astrazione divina. I filosofi cristiani Federico Sciacca (Giarre 1908-1975) e Jacques Maritain (Parigi 1882- 1973) l’hanno reso esplicito. Rosmini non può essere sottomesso alla filosofia di San Tomaso d’Aquino, ossia alla scolastica. E’ sintetico in modo trinitario. La teosofia non si costruisce dalle altre scienze, come invece ha fatto Cartesio con la matematica per spiegare la teologia, ma parte dalla Rivelazione. Nel cristianesimo c’è il mediatore Cristo che dice di sé e di Dio e del Padre nella Rivelazione. L’umanità è cristocentrica da sempre. Chi ama è da Cristo. Oggi invece la morale oggettiva è negli atteggiamenti sociologici.

 

 

 

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA LEGGE DELLA TRINITA’ NEL SENSO COMUNE (DEI POPOLI) O LA RESTAURAZIONE DI ROMA SLEDIZIONI

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA LEGGE DELLA TRINITA’ NEL SENSO COMUNE (DEI POPOLI) O LA RESTAURAZIONE DI ROMA SLEDIZIONI 

1) L’ORIGINE DEL LIBRO

L’idea è nata quindici anni fa, allorché fui impressionato dalla trinitarietà del pensiero di Roma e dall’enorme successo, che ha accompagnato nei secoli la sua storia, non solo nell’antichità, ma anche nel Rinascimento (di Roma) attraverso l’azione successiva della Chiesa Cattolica, erede e completamento della base trinitaria del pensiero romano. La Chiesa Cattolica infatti poteva essere solo romana, in quanto ha perfezionato, attraverso la Rivelazione cristiana, il pensiero trinitario già presente nel pensiero romano, seppur offuscato dal peccato originale.

La scoperta della Legge Trinitaria dei Popoli è il risultato della ricerca storico-filosofica, durata 15 anni, che dalla Roma antica è arrivata al momento attuale. La mia ricerca ha avuto come punto di riferimento il pensiero del Vico, che ha messo in evidenza la costante presenza del numero tre nella storia e nel pensiero romani. Il tre è il numero della Trinità cristiana e corrisponde a tre momenti paralleli della storia dell’umanità, che si sono sviluppati rispettivamente in Europa, in Asia ed in Africa. Le Americhe e l’Oceania sono state invece le terre della colonizzazione della famiglia euro-afro-asiatica. La legge della Trinità dei Popoli trova in esse il terreno per la sua applicazione.

2) LA LEGGE DELLA TRINITÀ NEL SENSO COMUNE DEI POPOLI

Lo studio delle relazioni trinitarie della vita dei popoli chiarisce il loro senso comune. Esso ha una base trinitaria, che sviluppa in modo diverso in ogni popolo. La diversità consiste nell’apporto dominante delle caratteristiche di ciascuna Persona della SS. Trinità in ognuno dei tre continenti del Mondo Antico. L’europeo guarda alla Trinità attraverso il Figlio, l’asiatico attraverso il Padre e l’africano attraverso lo Spirito. La difficoltà a riconoscere i diversi apporti trinitari all’interno del senso comune di ogni popolo deriva dall’essere fatto l’uomo di spirito e di materia.

Mi ha molto aiutato lo studio del pensiero filosofico europeo lungo i secoli. La diaspora ebraica in Europa mi ha permesso di conoscere in un modo singolare le differenze tra il pensiero europeo e quello ebraico-asiatico. Gli Ebrei sono stati e sono molto attivi nel campo culturale. Da sempre la storia dei popoli passa attraverso questo piccolo popolo, scelto da Dio per svelare il Suo Mistero Trinitario. Ma esso è stato sviluppato da Roma. La libertà del diritto romano è stato lo strumento per diffondere il pensiero trinitario non solo in Europa, ma nel mondo.

3) OGNI POPOLO HA UN SENSO COMUNE CARATTERISTICO

Il Figlio dona la grazia della libertà ottenuta dal Suo sacrificio, il Padre dona l’ordine della creazione, lo Spirito dona la vita. Il Figlio dirige la storia verso di sé, il Padre richiama all’ordine originario della creazione, lo Spirito alla vita come dono continuo. L’europeo vive nel futuro, l’asiatico nel passato e l’africano nel presente. Ogni popolo ha un senso comune invariante per la legge della deriva del patrimonio genetico, che tende a rendere sterili i matrimoni tra razze diverse e tra mulatti ed a rendere prolifici i matrimoni tra componenti di uno stesso popolo.

In Europa, in Asia ed in Africa si osservano passaggi graduali tra i sensi comuni di ogni popolo andando da Est ad Ovest e da Nord a Sud, in funzione del Continente più vicino. La gradualità è legata ad un diverso modo di vivere il rapporto tra lo spirito e la materia in un’unità caratteristica per ogni popolo. Ad esempio in Europa esistono il geometrismo italiano, il razionalismo francese, il sensualismo o sensismo inglese, il misticismo spagnolo, il libertarismo o idealismo tedesco ed il materialismo o cosmismo russo. Ognuno di questi sensi comuni è basato sulla forza europea della libertà. Essi sono distribuiti in modo da produrre uno sviluppo graduale tra il senso comune dei tre continenti. Così il materialismo russo serve ai russi per comprendere meglio la norma asiatica che trova nel taoismo la sua espressione più originale. E il misticismo spagnolo serve agli spagnoli per comprendere meglio lo spiritualismo africano, che attribuisce la causa di ogni avvenimento agli spiriti dell’al di là.

Le relazioni trinitarie tra i tre continenti trasformano il futuro europeo nel presente africano ed il presente africano nel passato asiatico. Viceversa il passato asiatico diventa il presente africano ed il presente africano diventa il futuro europeo.

4) IL PENSIERO EURO-ASIATICO ATTUALE È PRIVO DELLA COMPONENTE AFRICANA

Il Rinascimento di Roma è avvenuto in Europa in presenza di una forte minoranza ebraica non cristiana, che ha usato il pensiero rinascimentale per sviluppare un pensiero ebraico parallelo. Ma l’alleanza tra l’illuminismo europeo e quello ebraico-asiatico ha generato un pensiero filosofico euro-asiatico anticristiano, antiromano e antigiudaico. Esso è stato separato dalle tradizioni cristiane e giudaiche, nell’illusione di renderlo più universale.

Nell’800 è nato il pensiero assoluto, che però non poteva cancellare la propria radice trinitaria, essendo un formalismo, capace di rendere assoluta la libertà contro la legge e la legge contro la libertà. Il formalismo euro-asiatico è l’hegelismo. Hegel ha preso dal Vico il concetto di Provvidenza per farne una potenza demoniaca: non può certo essere il Dio cristiano e trinitario l’autore occulto delle guerre. L’hegelismo è invece universale come forma. Dapprima ha reso assoluto il senso comune tedesco attraverso la guerra. E poi è stato usato da tutti i popoli.

5) IL FALLIMENTO SANGUINOSO DEL PENSIERO EURO-ASIATICO

Il nazionalismo dell’800 e del ‘900 è stato l’amaro frutto dell’hegelismo. Poiché è rimasto un formalismo, ha prodotto le innumerevoli rivoluzioni dell’800 e del ‘900 in cui la classe eletta poteva cambiare. L’ebreo Marx l’ha usato per rendere assoluto il senso comune ebraico ed espanderlo attraverso la rivoluzione. L’ambizione ebraica di dominare l’Europa con il proprio pensiero si è apparentemente realizzata nell’800 e nel ‘900 europeo con i grandi pensatori Marx, Nietzche e Sartre. Invece il ‘900 è stato il secolo della più grande persecuzione contro gli Ebrei e contro i Cristiani, che continua anche oggi.

Il filosofo italiano Pareto ha teorizzato il trasformismo della classe sociale dominante, che ha permesso il passaggio dall’hegelismo di sinistra all’hegelismo di destra. Il socialista Mussolini è stato suo allievo ed ha così potuto trasformare il socialismo in fascismo ed allo stesso modo ha operato Hitler.

6) IL BIPOLARISMO EURO-ASIATICO

I grandi meticci Lenin ed Hitler hanno dato unità al volto europeo ed a quello asiatico dell’hegelismo formando un bipolarismo totalitario euro-asiatico, costituito dallo spazio vitale di Hitler e dall’avvenire socialista di Lenin. Ad esso corrisponde la sostanza unica euro-asiatica, che è un dipolo i cui poli rimangono distinti. I grandi meticci Darwin, Lenin ed Hitler l’hanno incarnata proponendo un mondo bipolare in ogni campo dell’attività umana dalla politica alla sociologia, dalla fisica all’arte. I due poli sono uniti, perché si richiamano l’uno con l’altro.

Heidegger ha compreso per primo l’impossibilità di porre il pensiero filosofico di un popolo contro le sue tradizioni, perché lo scontro porta al suo autoannientamento. La trinitarietà del pensiero umano ne è la causa.

La Legge della Trinità permette di scoprire i possibili meticci. Leonardo, Calvino, Cervantes, Newton, Leibnitz, Kant e Rousseau mostrano così forti influenze ebraiche nel loro pensiero da indurlo a pensare. In più la Legge della Trinità trova conferma nella deriva del patrimonio genetico dei popoli.

7) IL RINASCIMENTO (DI ROMA) È SORTO CON IL RECUPERO DELLA COMPONENTE AFRICANA, SMARRITO NELLE INVASIONI BARBARICHE

La crisi attuale del mondo è causata dalla mancanza del pensiero africano, che invece è entrato nel pensiero romano-cristiano attraverso S. Agostino. Egli aveva esaltato l’azione dello Spirito nel presente, in cui specchiava l’azione futura del Figlio e quella passata del Padre. Il pensiero romano, arricchito della componente africana, è stato poi perfezionato in termini romano-trinitari da S. Benedetto da Norcia, S. Tommaso d’Aquino e S. Francesco d’Assisi. Il loro pensiero, sostenuto dall’azione di grandi papi in un binomio indissolubile tra pensiero ed azione, ha permesso a Roma di civilizzare nuovi popoli, nella convinzione di operare all’interno della comune radice trinitaria. La restaurazione della trinitarietà romano-cristiana non solo ha salvato Roma in presenza delle grandi invasioni barbariche dei popoli nordici, ma ha anche unito i nuovi popoli europei nel Rinascimento economico di Roma. Il Papa Benedetto XVI, da agostiniano, ha recuperato la legge dell’illuminazione dell’africano S. Agostino per ridare allo Spirito la centralità nel nuovo pensiero trinitario, che trova in questo studio il banco di prova. La rinnovata unità tra la fede e la ragione ne è alla base.

8) IL FORMALISMO EURO-ASIATICO DELL’HEGELISMO E DELLA GUERRA SELETTIVA

Il grande filosofo Giambattista Vico ha dato unità temporale alla dimensione storica del pensiero trinitario, in funzione del punto d’arrivo del Giudizio universale nelle mani del Figlio, e per effetto del valore portante del Suo Sacrificio. L’illuminismo ha rotto l’unità rendendo infinito il percorso storico dell’uomo. Ma esso in questo modo ha perso la dimensione trinitaria ed è diventato l’attuale pensiero illuminista euro-asiatico, che ha devastato il ‘900 e l’inizio del 2000 con la grande crisi attuale.

Il fallimento del pensiero euro-asiatico è dimostrato dalle grandi persecuzioni del ‘900 nei confronti di coloro, che lo hanno rifiutato. L’annientamento dei contadini ucraini e russi da parte di Lenin e Stalin è stato l’inizio. Poi è continuato con l’annientamento parallelo dei polacchi cattolici e degli ebrei legati alla Sinagoga da parte di Hitler. Attualmente sta interessando i cristiani colpiti dal fondamentalismo musulmano-asiatico, anch’esso derivato dal formalismo euro-asiatico, arrivato in Asia attraverso Tolstoj, Gandhi ed il sionismo ebraico.

9) LE TRE ROME E LE TRE LEGGI

Dopo la Roma del diritto e quella dell’economia, ora è la volta dell’ultima Roma, quella che imposta i rapporti tra l’uomo e Dio. Roma ha avuto il compito di scoprire le tre leggi trinitarie che regolano i rapporti universali.

1) La legge del diritto romano, raccolto da Giustiniano alla fine della prima Roma (Giustiniano infatti è definito l’ultimo degli imperatori romani) e pubblicato nel 533. Essa definisce i rapporti trinitari tra gli uomini.        

2) La legge della caduta dei corpi di Galilei pubblicata nel 1638 ha concluso il Rinascimento di Roma. Essa definisce i rapporti trinitari tra l’uomo e la natura.

3) Mancava l’ultima legge: La legge della Trinità nel senso comune dei popoli, pubblicata nel 2017, che regola i rapporti trinitari tra i popoli. Il presente studio ha lo scopo di definirla. Essa conclude il terzo periodo della storia di Roma, che chiamerei la Restaurazione di Roma. La legge sorge dalla capacità italiana di valorizzare il pensiero dei popoli europei all’interno di un percorso trinitario via via più chiaro, che ha avuto nel Vico e nel Rosmini i suoi precursori: i corsi e i ricorsi vichiani e il circolo solido rosminiano ne sono gli anticipatori. Il recupero del pensiero di S. Agostino da parte di Benedetto XVI ha aperto definitivamente il pensiero euro-asiatico alla spiritualità africana.

10) LA LEGGE RELIGIOSA RELATIVA

Le tre leggi romano-cristiane sono il riflesso della vita trinitaria di Dio, essendo gli uomini fatti a Sua immagine e somiglianza: insieme rivelano l’immagine Divina. La legge della Trinità svela i rapporti spirituali, che legano ciascuna delle tre Persone della SS. Trinità a ciascuno dei tre continenti del Mondo Antico. Ognuna delle tre Persone ha un rapporto privilegiato con ciascuno dei tre continenti tale da indurre i popoli di ciascuno di essi a ragionare in termini legati alla funzione che Ciascuna delle Tre Persone ha all’interno del Rapporto Trinitario Divino. Perciò la legge della Trinità si può chiamare anche Legge religiosa relativa in analogia alla legge di Galilei: come questa è relativa all’osservatore unico così lo è anche quella. Storicamente Gesù Cristo prima e il Papato poi sono l’osservatore unico della legge religiosa relativa.

11) IL RUOLO DEL PAPATO

Il Concilio Vaticano I ha fatto del papato il punto di riferimento della chiesa di Roma, proclamandone l’infallibilità nell’interpretare il messaggio di Cristo. Il Concilio Vaticano II ha fatto del papato il punto di riferimento della legge trinitaria per ogni popolo, anche non cristiano.

Il Papa Giovanni Paolo II ha contribuito alla caduta del Comunismo, che, come egli stesso aveva affermato, era marcio. Egli gli ha dato la spinta finale, aiutato dall’opera illuminata del russo Gorbaciov. Al Papa di oggi Francesco sembra essere dato l’onore di far cadere il liberalismo.

Il tempo è dunque pronto per accogliere la Terza Roma, quella più trinitaria.

12) LA RESTAURAZIONE DELLA TERZA ROMA E LA LEGGE DEL PROGRESSO  

Per risollevare il mondo dall’abisso in cui sta cadendo occorre un nuovo Rinascimento di Roma, che, per distinguerlo dal precedente, chiamerei la Restaurazione di Roma. Esso passa attraverso il recupero del pensiero africano, come componente indispensabile per collegare non solo gli opposti della libertà e della norma o legge, ma anche quelli dello spirito e della materia in un’unità, che in Europa diviene nel futuro, in Asia nel passato ed in Africa  nel presente.

Poiché l’uomo è spirito e materia, lo studio filosofico e storico del senso comune dei popoli mi ha portato ad abbinare l’energia alla libertà, la massa alla legge e la luce alla vita. A questa conclusione sono arrivato riflettendo sulla fisica europea di Galilei e su quella asiatica dell’ebreo Einstein. Infine dalle riflessioni sul principio d’indeterminazione di Heisenberg, che trova una piena giustificazione solo nella formulazione della legge trinitaria.

Da tutto questo sorge la Legge del Progresso, che si sviluppa allorché ogni popolo affronta uno stesso problema dal proprio punto di vista in ambito trinitario, integrando le  soluzioni proposte dagli altri popoli.

13) LA FAMIGLIA UMANA E LA FAMIGLIA DEI TRE CONTINENTI DEL MONDO ANTICO.

La struttura trinitaria del pensiero umano è la prova più grande dell’esistenza di Dio Trinità. Ogni uomo ragiona in termini trinitari nell’ambito della famiglia. In essa il padre è la legge, la madre è il dono della vita ed il figlio o la figlia sono la libertà.

Il centro della famiglia europea, proiettata nel futuro, è il figlio, il centro della famiglia asiatica, proiettata nel passato, è il padre ed il centro della famiglia africana, proiettata nel presente, è la madre.

La famiglia europea vive nella libertà, la famiglia asiatica vive nella legge e la famiglia africana vive nello spirito del dono.

Infatti l’Europa venera il Figlio libero più del Padre e dello Spirito, l’Asia venera il Padre creatore più del Figlio e dello Spirito e l’Africa venera lo Spirito della vita più del Padre e del Figlio. La famiglia dà l’unità alle Tre Persone.

14) IL RAPPORTO TRINITARIO TRA LE POPOLAZIONI DELL’ASIA, DELL’EUROPA E DELL’AFRICA.

La nostra Terra ha avuto nel mare Mediterraneo quella barriera che ha permesso la separazione graduale dei popoli in tre grandi suddivisioni, ma anche quell’unità, che ha sviluppato il pensiero trinitario. Come esiste una deriva genetica, che seleziona i geni dei popoli, così esiste una deriva del senso comune dei popoli, che li differenzia in modo trinitario.

La famiglia dei popoli è formata da tre grandi gruppi. Gli asiatici rappresentano la legge della tradizione, perché tendono a collegare ogni evento all’evento creativo originale; gli africani rappresentano il dono della vita, perché tendono ad interpretare ogni evento come un continuo atto d’amore; gli europei rappresentano la libertà, perché tendono a collegare ogni evento al giudizio universale. Ma come senza il presente della madre, il passato del padre ed il futuro del figlio non possono incontrarsi e come la separazione tra il padre e la madre porta il figlio a non vivere o la dimensione del passato o quella del presente, così senza l’africano l’europeo e l’asiatico non possono intendersi.

15) IL PRINCIPIO D’INDETERMINAZIONE DI HEISENBERG ED IL RUOLO DEGLI AFRICANI.

La dimostrazione più grande della trinitarietà dei popoli è data dal principio d’indeterminazione di Heisenberg, che afferma esservi due mondi paralleli e separati: il primo basato sulla massa ed il secondo sull’energia, ma entrambi condizionati e definiti dalla luce, che permette di trasformarli l’uno nell’altro. Infatti il rapporto tra l’energia e la massa è uguale al quadrato della velocità della luce.

Così ci sono tre metodi diversi di impostare lo studio della fisica, tra loro irriducibili. Esiste la fisica asiatica di Einstein, legata alla libertà del movimento temporale all’interno della prospettiva unica spaziale, che trasforma lo spazio in tempo e l’energia e la luce in massa. Esiste la fisica europea di Galilei, legata alla libertà del movimento spaziale all’interno della prospettiva unica temporale, che trasforma il tempo in spazio e la massa e la luce in energia. Ed esiste la fisica africana capace di unire la prospettiva spaziale con quella temporale e di trasformare la massa e l’energia in luce, essendo la luce composta di entrambe. Solo così il passato asiatico ed il futuro europeo diventano il presente africano. Infatti Vasco Ronchi scrive alla voce Luce dell’Enciclopedia della scienza e della tecnica Arnoldo Mondadori Editore 1963: “Si è potuto stabilire che non è lecito attribuire alla radiazione elettromagnetica (della luce) solo l’aspetto ondulatorio o quello corpuscolare, ma che l’uno o l’altro possono presentarsi in diverse condizioni”. La luce è un ente ancora poco conosciuto, perché non è ancora stata studiata nella sua unità dagli africani, gli unici in grado farlo

16) IL PENSIERO TRINITARIO DELLA TERRA E LA LEGGE DEL PROGRESSO.

La Legge della Trinità permette alla legge asiatica ed alla libertà europea di non essere in concorrenza. Essa recupera l’Africa nera, oggi alla deriva, facendo dei suoi popoli gli indispensabili mediatori tra il senso comune asiatico e quello europeo. Da antagoniste la libertà e la legge diventano complementari attraverso il dono reciproco. La Legge della Trinità permette di scoprire la Legge del progresso, intesa come arricchimento successivo nel passaggio del pensiero da un popolo all’altro.

Ogni paese deve recuperare il proprio pensiero, ripulendolo da ciò, che lo allontana dalla Legge della Trinità. Si deve accettare di far parte di un pianeta trinitario, in cui la libertà, la legge ed il dono della vita come atto d’amore sono parte di un unico pensiero, di cui ogni paese possiede solo una parte. Nessun paese ha la verità tutta intera, sebbene possa entrare in relazione con le parti mancanti: ogni paese ragiona in termini trinitari, ma possiede solo una delle tre parti del pensiero unico.

L’europeo è la libertà, l’asiatico è la legge e l’africano è la vita, ma nessuno dei tre può fare a meno degli altri due. L’europeo crede di conoscere la legge ed il dono della vita, ma non può vivere appieno il rapporto con entrambi se non scopre il pensiero asiatico ed il pensiero africano. Così l’asiatico non conosce la libertà ed il dono se non li riceve dall’europeo e dall’africano e l’africano non conosce la legge e la libertà se non li riceve dall’asiatico e dall’africano.

17) LA LEGGE TRINITARIA NELLO SPIRITO: LA LIBERTÀ EUROPEA.

La legge della Trinità distingue tra il percorso europeo della libertà, il percorso asiatico della norma ed il percorso africano del dono della vita.

L’europeo incontra Dio come Figlio nella libertà dell’atto redentivo. L’atto è immobile nel tempo, è unico ed irripetibile. L’europeo tende ad aumentare nel tempo il proprio grado di libertà per farlo coincidere con quello infinito, ottenuto all’uomo dal sacrificio di Dio Figlio, attraverso l’aumento continuo della quantità di lavoro compiuta nell’unità di tempo.

La produzione di una quantità sempre più grande di lavoro richiede la trasformazione di quantità sempre più grandi di massa in energia per soddisfare contemporaneamente un numero sempre più grande di desideri. L’europeo non vuole scegliere tra desideri diversi, come invece era costretto a fare Epicuro. Egli tende all’immobilità temporale dei desideri soddisfatti assieme.

L’europeo è passivo nei confronti di Dio nel tempo dove lo scopre come libertà. Invece è attivo nello spazio, che può scegliere se sottomettere alla prospettiva unica nel tempo con al centro il Figlio, oppure alla prospettiva unica con al centro sé stesso. Egli si muove nel futuro incontro al Figlio oppure a sé stesso.

18) LA LEGGE TRINITARIA NELLO SPIRITO: LA NORMA ASIATICA.

L’asiatico incontra Dio come Padre nell’immobilità spaziale dell’atto creativo originario.  Egli si muove all’indietro nel passato per incontrare la sua forza infinita. L’asiatico vive la storia come formata da cicli che si ripetono sempre uguali, per aumentare la forza della norma, fino a raggiungere la forza infinita della norma divina originaria: la ripetizione è ciò, che ne accresce la forza, come afferma la filosofia del Tao. In Giappone la norma è ovunque. La musica è scandita da un solo motivo ripetuto più volte: la musica classica europea, libera nella continua variazione dei motivi, è considerata trasgressiva. Più la regola è rispettata e più grande è la forza dell’asiatico.

L’asiatico tende a produrre la massima quantità di lavoro nell’unità di spazio: le miniature asiatiche rappresentano figure immobilizzate nello spazio da una serie di forze contrapposte, perché più piccole sono le forze e più grande è il potere della norma. Essa permea tutto l’universo ad iniziare dalle sue parti più piccole: i giapponesi scoprono la norma nella fioritura dei ciliegi. Il giardino giapponese contiene sempre gli stessi elementi, come rappresentazione dell’universo delle forze.

L’asiatico fissa l’energia come massa immobile nello spazio attraverso l’equilibrio delle forze. Il miglior generale cinese è colui che vince senza combattere. L’asiatico è passivo nello spazio nei confronti di Dio creatore ed è attivo nel tempo, dove può scegliere se collegare gli eventi alla Causa prima come Dio, oppure come sé stesso.

19) LA LEGGE TRINITARIA NELLO SPIRITO: IL DONO AFRICANO DELLA VITA

L’africano incontra Dio come Spirito nel dono continuo della vita sia nel tempo che nello spazio, ma in modo successivo. Egli è chiamato a vivere come essere sia nel tempo che nello spazio e questo fatto lo rende consapevole di essere il centro dell’universo. Da qui il suo inguaribile ottimismo anche nelle situazioni più disperate.

L’africano vive nel perenne presente del dono della vita, che vuole aumentare fino ad eguagliare il dono infinito dello Spirito attraverso l’aumento del potere del clan. Egli incontra Dio come essere nel dono e può scegliere se usare il dono per sé stesso o per Dio. Il dono porta luce nella vita. E’ stato l’africano S. Agostino a scoprire la legge dell’illuminazione dello Spirito. La libertà – energia europea e la norma – massa asiatica rappresentano il fine e l’origine del dono – luce africano.

L’africano da solo perde i contatti con il passato ed il futuro e vive nel perenne presente, o come diremmo alla giornata. Ma anche l’europeo e l’asiatico non possono scoprire il valore della vita come dono, se non lo ricevono dall’africano, senza il quale non possono neppure comunicare tra loro. E’ il presente africano che trasforma il passato asiatico nel futuro europeo e viceversa.

20) L’UNITÀ TRINITARIA DELLE TRE QUALITÀ.

La norma e la libertà non possono stare separate. Esse non hanno significato da sole. Ma per stare insieme hanno bisogno di donarsi reciprocamente. L’atto del dono rende libera la norma, che non è imposta, ma proposta allo spirito dell’uomo ed a sua volta normalizza la libertà. Il termine normale appartiene al linguaggio comune per indicare qualcosa di conforme alla natura: la norma è ntievoluzionista.

Come la norma non può stare senza la libertà, così l’asiatico non può stare senza l’europeo. Ma come la norma e la libertà non possono stare assieme senza donarsi reciprocamente, così l’asiatico e l’europeo per stare assieme hanno bisogno dell’africano, che li sa donare l’uno all’altro. L’africano dona la norma all’europeo e la libertà all’asiatico. Egli le riceve e le trasforma in dono. La norma e la libertà diventano relative l’una all’altra, secondo la legge galileiana. L’asiatico ragiona in termini di norma e si muove nel divenire del tempo, in cui egli è libero di scegliere una causa per ogni effetto. Egli si muove all’indietro alla ricerca della Causa prima (il Padre). L’europeo ragiona in termini di libertà e si muove nel divenire dello spazio, di cui egli ha scoperto le leggi del movimento, per affrontare il futuro ed arrivare al Fine (il Figlio). L’africano non conosce né la norma, né la libertà, ma vive la vita come un dono istantaneo in perenne rinnovamento. Lo spazio ed il tempo s’incontrano in un punto dello Spirito (lo Spirito Santo).

21) L’ASIATICO, L’EUROPEO E L’AFRICANO ASSIEME.

L’asiatico vive nel passato e non è in grado di programmare il futuro in funzione della Fine del mondo. Perciò è costretto a copiare la macchina europea, ma la copia miniaturizzandola, ossia riducendone le dimensioni per produrne una maggiore quantità. L’accusa europea d’indolenza agli africani e agli asiatici dimentica che essi non sono in grado da soli di programmare il futuro.

L’europeo non è capace di collegare il proprio passato ed il passato del mondo alla Causa prima. La psicologia e la psichiatria hanno negli asiatici i loro maestri. Ma gli europei riducono e semplificano i movimenti temporali per sviluppare terapie spaziali di gruppo. L’accusa asiatica agli europei di essere deboli non tiene che l’europeo non può ancorarsi al passato.

L’africano vive in un perenne presente, senza poter ricostruire il passato e senza poter prevedere il futuro. Il passato asiatico ed il futuro europeo diventano il dono africano del presente. Ogni storia africana si aggiorna continuamente nel dono della vita.

22) LA FISICA DELLA LEGGE DELLA TRINITÀ

La fisica moderna è euro-asiatica ed è limitata dal principio di Heisenberg, che afferma che il comportamento della materia come massa è irriducibile a quello come energia e viceversa. L’europeo Schrodinger ha superato l’incomunicabilità tra i due mondi attraverso la teoria delle probabilità. Ma essa è approssimativa.

Invece la Legge della Trinità trova nel principio di Heisenberg la prova della sua verità. Essa lo comprende e supera, perché ammette la necessità di sviluppare una fisica asiatica, una fisica europea ed una fisica africana. Toglie invece credibilità alla fisica euro-asiatica, che si è mostrata approssimativa e che nel suo percorso ha portato con sé il principio d’indeterminazione come barriera insuperabile, quantizzandolo nell’errore più piccolo possibile.

Dobbiamo riconoscere i disastri prodotti dal pensiero euro-asiatico non solo nel campo sociologico, ma anche nel campo fisico con l’alterazione permanente dell’equilibrio del pianeta attraverso la trasformazione diretta della massa in energia. La grandezza della Legge della Trinità sta nel considerare l’uomo in tre persone fatte rispettivamente di libertà-energia, norma-massa e dono-luce. L’europeo è chiamato a trasformare non la massa ma la luce in energia, l’asiatico non l’energia ma la luce in massa, l’africano l’energia e la massa in luce. Una volta compreso questo sarà possibile anche ripristinare l’equilibrio del pianeta.

Il lavoro è stato lungo e faticoso, perché ho voluto rispettare la trinitarietà anche nella forma. Ho usato il numero tre in ogni capitolo ed in ogni parte del libro, per dimostrare che non solo il pensiero di ogni popolo, ma anche di ogni uomo, si svolge secondo la legge della Trinità.

23) LA RAGIONE SENZA LA FEDE NON PORTA A NESSUNA CONCLUSIONE SULL’ESISTENZA DI DIO E SULLA SUA ESSENZA; LA TRINITARIETÀ DI DIO E DEI POPOLI È RIVELATA DALLA BIBBIA.

Kant ha dimostrato che la ragione senza la fede non può arrivare a Dio, che  da idea diventa l’ideale, ossia un essere irraggiungibile. Da allora Dio s’incontra attraverso il sentimento. Per tornare a Dio attraverso la ragione occorre meditare con fede la Bibbia, credendola parola di Dio.

La Santa Trinità è rivelata da Gesù Cristo. La sua rivelazione illumina anche l’Antico Testamento. La Legge della trinità dei popoli è in accordo con quanto è scritto nell’Antico Testamento circa il ripopolamento della terra generato dai discendenti dei tre figli di Noè dopo il diluvio universale. Il giudizio universale è presente nella memoria storica di molti popoli.

Il testo in esame comprende i capitoli 9, 10 e 11 del libro della Genesi. All’inizio del capitolo 9 della Bibbia, edizione C.E.I. Marietti del 1980, è scritto: “Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere’.

La nota al capitolo 9 riporta: “L’autore sacerdotale continua la sua narrazione per annunciare un nuovo inizio: la seconda era dell’umanità.” La Genesi è detta primo libro di Mosè. Dopo la purificazione del mondo di Adamo Dio completa la sua creazione con i tre figli di Noè. La prima era risultata incompleta, perché priva dell’impronta trinitaria nei popoli.

24) IL RACCONTO BIBLICO DI NOÈ E DEI TRE FIGLI.

La seconda era o era trinitaria dei popoli inizia con i figli di Noè. I versetti della Bibbia più significativi per scoprirla sono i 18-27 del capitolo 9. In essi si legge: “I figli di Noè che uscirono dall’arca furono Sem, Cam, e Iafet; Cam è il padre di Canaan. Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra. Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della tenda. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò della cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto. Quando Noè si fu risvegliato dall’ebrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: ‘Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli’! E aggiunse: “Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Iafet e questi dimori nelle terre di Sem, Canaan sia suo schiavo!”

25) I DISCENDENTI DEI FIGLI DI NOÈ.

La Genesi nel capitolo 10 elenca i discendenti di Iafet, Cam e Sem. La nota al capitolo 10 dell’edizione citata della Bibbia commenta: “I gruppi sono tre: Iafet, che corrisponde approssimativamente ai popoli indo-europei; Cam, che raggruppa popoli dell’Africa, specialmente l’Egitto, ma include anche Canaan; Sem, che riunisce i Semiti. Dal lato storico la lista contiene molti elementi esatti e un raggruppamento razionale; trasforma artificiosamente l’etnografia in genealogia.”

Nel Grande Dizionario UTET del 1969 si legge alla voce Iafet: “Il nome di Jafet ricorda quello del greco Giapeto, il cui mito, attraverso Deucalione e Prometeo, si ricollega anch’esso al diluvio universale.” Da qui lo scambio dei nomi di Iafet e Giapeto, per indicare il capostipite dei popoli europei.

La Civiltà Cattolica del 15 luglio 1859 afferma in un lungo articolo dal titolo: Il verso e il falso nel progresso: “Le diversità durano tra i rami di una stessa propaggine (dell’uomo) invariabili e permanenti. A tutte preferisco la divisione che del mondo umano assegna il celebre Cuvier, di tre grandi famiglie: della bianca o caucasica, della olivigna o mongolica, della negra o camitica. Ragione del preferire questa separazione è il sembrare più conforme alle sacre pagine (della Bibbia), che tramandano la terra ripopolata dai tre figlioli di Noè dopo il diluvio. Confrontate ora famiglie con famiglie e in ciascuna di esse le discendenze tra loro e le nazioni in cui si separano e si uniscono e si disperdono per il mondo. Osserverete sempre, a memoria d’uomo, inalterate le differenze più grandi. “

26) LA TORRE DI BABELE; DA ABRAMO A GESÙ CRISTO.

La Bibbia conclude la narrazione dell’inizio della seconda era del mondo nel capitolo 11 della Genesi: “Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.” I discendenti di Noè volevano mantenere un’identità unica, fatta di stesse tradizioni, lingua e cultura. Infatti essi “dissero: ‘Venite costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra’. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.” E “disse: ‘Scendiamo e confondiamo la loro lingua, poiché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro’. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele.”.

Dio non vuole un solo popolo, ma molti popoli. Con il capitolo 12 inizia la storia di Abramo e della sua discendenza, che culminerà nella venuta di Gesù Cristo, con il compito di ridare l’unità ai popoli, nel nome della Trinità. Nella seconda era l’impronta trinitaria è stata vissuta in modo inconsapevole ed intuitivo prima di Cristo. Il popolo romano è stato quello che si è più sforzato di vivere non solo le relazioni interne ma anche quelle esterne in una dimensione trinitaria. Gesù Cristo, nascendo nella Palestina romana, ha come legittimato il singolare primato del popolo romano, quasi fosse il popolo predisposto da Dio per meglio calare nel mondo la trinitarietà del messaggio cristiano. Il diritto romano ha svelato l’impronta trinitaria del mondo prima di Cristo e l’ha perfezionata dopo Cristo. Essa però, essendo europea, è cristocentrica.

27) LA RIVELAZIONE DI GESÙ CRISTO DELLA VITA TRINITARIA DI DIO PERMETTE DI INTERPRETARE ALLO STESSO MODO LA VITA DELL’UOMO; IL RUOLO TRINITARIO DEL PENSIERO AFRICANO.

Gesù ha rivelato la vita trinitaria di Dio. Essa riguarda anche l’uomo, perché all’inizio della Genesi Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”. Da allora la ragione umana poteva calare la verità rivelata nella vita dell’uomo.

Infatti una volta definiti gli europei come giapetici, gli africani subsahariani come camitici e gli asiatici come semitici, si può procedere ad interpretare i versetti 18-27 del capitolo 9 secondo la legge dell’illuminazione di S. Agostino, per la quale la ragione e la fede s’illuminano progressivamente in proporzione al reciproco approfondimento. La maledizione di Noè su Canaan ed i popoli africani li ha resi schiavi nei confronti dei popoli asiatici ed europei. La storia sta a ricordarcelo.

Anche oggi i popoli asiatici ed europei controllano le ricchezze africane. Ma spiritualmente questa schiavitù consiste nel dono della vita, che permette agli europei ed agli asiatici di vivere la dimensione trinitaria. La schiavitù africana è schiavitù d’amore, che dà l’unità al mondo nell’attimo presente.

L’africano esercita nella famiglia dei tre continenti mediterranei il ruolo, che la madre esercita nella famiglia. Come la madre dona la legge del padre al figlio e viceversa la libertà del figlio al padre, così l’africano dona la legge asiatica all’europeo e la libertà europea all’asiatico.

28) IL RUOLO TRINITARIO DEL PENSIERO ASIATICO, EUROPEO ED AFRICANO.

L’Asia genera le religioni, mentre l’Europa sceglie, per poi diffondere in Asia ed Africa la religione vera, come afferma la Genesi: “Iafet dimori nelle terre di Sem”. La scelta europea è necessaria per riconoscere la religione trinitaria, l’unica capace di salvaguardare la libertà, di cui vive l’europeo, accanto alla legge di cui vive l’asiatico. Gesù Cristo, nato nell’Asia romana, poteva essere accolto solo in Europa.

Come il Figlio-Gesù ha avuto il compito dalla Trinità di rivelare la religione trinitaria all’Asia, così l’Europa, che guarda alla libertà del Figlio, l’ha scelta e l’ha diffusa nel mondo. Ma la scelta si è rivelata giusta in seguito alla mediazione dei padri africani della Chiesa, ed in particolare di S. Agostino, che hanno trasformato la religione cristiana in dono dello Spirito Santo. Il diritto romano s’è incontrato con l’illuminazione dello Spirito Santo ed ha accolto la legge mosaico-cristiana.

Per l’asiatico ogni religione è vista come legge. Essa è un insieme di precetti. E’ l’africano a trasformare la legge in vita. Così è accettata dall’europeo, che interpreta la vita come libertà.

Mentre l’asiatico vede Dio come creatore e l’africano come datore della vita, l’europeo lo vede come liberatore.

E’ l’africano a dare unità alla legge ed alla libertà generando la vita dal loro incontro. Egli non possiede né la legge né la libertà, ma è capace di riconoscerle per unirle nella vita fatta di presente.

29) LA REGALITÀ AFRICANA, ASIATICA ED EUROPEA; ROMA È LA CAPITALE SPIRITUALE DEL MONDO, PERCHÉ SEDE DEL VICARIO DI CRISTO.

La trinitarietà del senso comune dei tre continenti bagnati dal Mediterraneo è la dimostrazione della verità della religione cristiana. L’africano manifesta il ruolo, che lo Spirito Santo ha all’interno della SS. Trinità. Egli vive per stabilire nel mondo la regalità dello Spirito della vita, muovendosi in un perenne presente.

L’asiatico esprime la regalità del Padre creatore e signore della legge della vita. L’europeo esprime la regalità del Figlio, chiamato a dominare il mondo nella libertà fino alla fine dei tempi. L’asiatico vede la vita come precetto, che lo riporta sempre al passato dell’atto creatore originario, mentre l’europeo vede la vita come libertà, che lo proietta nel futuro dell’incontro con il Figlio giudice del mondo.

La benedizione di Noè nei confronti di Iafet gli ha permesso di dilatarsi nelle terre di Sem. Da qui l’espansione europea in Asia. Essa però non ha comportato la schiavitù degli asiatici. Ricordiamo come l’India, sottomessa dall’Inghilterra, sia di stirpe giapetica.

Roma è la capitale spirituale del mondo, essendo Gesù Cristo, unito al Figlio, signore di un regno che non è di questo mondo, anche se verrà il regno dei mille anni. L’europeo è chiamato a dare unità al mondo nel tempo, per prepararlo all’incontro con il Figlio nel Giudizio universale. Egli manifesta il ruolo del Figlio all’interno della SS. Trinità, in cui ubbidisce al Padre nella libertà attraverso la mediazione dello Spirito Santo.

30) LA LIBERTÀ DI GESÙ CRISTO ED IL PROGRESSO.

Come il Figlio ha liberato il mondo dagli effetti del peccato originale con il suo sacrificio, così l’europeo è chiamato a rinnovare il sacrificio per l’africano e l’asiatico. Le missioni cristiane ne sono l’esempio più grande.

Il progresso scientifico europeo tende ad uniformare l’immagine dell’uomo a quella del Figlio, che è signore del tempo. L’europeo tende ad aumentare la quantità di lavoro prodotta nell’unità di tempo per liberarsi da ogni condizionamento fisico e per fermare il tempo nell’istante in cui potrà soddisfare contemporaneamente tutti i suoi desideri.

Gesù Cristo ha spalancato le porte della libertà ad ogni uomo. I benedettini hanno compiuto la rivoluzione cristiana nel lavoro umano. Prima di Cristo il mulino ad acqua era considerato un gioco. Il futuro era assicurato dal risparmio. Il lavoro muscolare degli schiavi o proprio era sufficiente alle esigenze più elementari della vita. La leva di Archimede era l’unico aiuto.

La rivoluzione tecnologica benedettina dell’introduzione del mulino in ogni settore dell’attività umana inizia il progresso umano, che è solo cristiano. I Cinesi avevano altre cognizioni scientifiche sconosciute agli europei. Ma non erano in grado di applicarle.

Ovunque nel mondo prima di Cristo dominava il pensiero espresso da Cicerone, che il risparmio fosse il miglior guadagno.

31) L’IMMOBILITÀ TEMPORALE E SPAZIALE DEL MONDO NUOVO

L’asiatico tende a collegare le forze fisiche in un equilibrio perenne in cui ad ogni forza corrisponde una forza uguale e contraria al fine di rendere immobile la costruzione spaziale dell’universo. L’immobilità sarà raggiunta nel momento del Giudizio universale, in cui l’universo sarà riconsegnato al Padre dal Figlio. All’immobilità temporale corrisponderà l’immobilità spaziale, in cui ogni forza fisica europea, usata per raggiungere l’immobilità temporale, farà parte di una costruzione asiatica finale, fatta di forze in perenne equilibrio. Contemporaneamente ci sarà l’immobilità del dono africano della vita, diventato anch’esso perenne, perché comprensivo di ogni forza possibile.

L’aumento europeo della quantità di lavoro nell’unità di tempo per fermare il tempo diventa l’aumento asiatico della quantità di lavoro nell’unità di spazio per fermare lo spazio, ma la trasformazione ha bisogno dell’aumento africano del dono della vita nell’unità spazio-tempo per fermare l’unità spazio-tempo.

Come il piccolo spazio delle miniature asiatiche vorrebbe comprendere nell’immobilità tutte le forze dell’universo così gli istanti europei del tempo vorrebbero comprendere tutte le azioni possibili. Ed il piccolo spazio-tempo africano tende a comprendere tutta la vita.

L’europeo esprime la regalità del Figlio sul tempo, l’asiatico la regalità del Padre sullo spazio, l’africano la regalità dello Spirito sull’unità dello spazio-tempo, che genera la luce della vita. L’europeo rinnova la creazione attraverso la croce di Cristo. L’africano la restituisce alla vita dello Spirito e l’asiatico alla legge del Padre.

Nel blog Reggianità si trovano alcuni articoli che vogliono essere di riflessione per aprire un laboratorio di vita trinitaria nella mia città. Esso può essere preso come esempio per ogni città italiana.

Reggio Emilia è popolata da razze diverse in grandi numeri. E’ la città più adatta a sperimentare le potenzialità della vita trinitaria.